Chelsea (+ 9 sul decadente Manchester di Ferguson), Juventus (+ 8 sull’Inter), Bayern Monaco (+ 6 sull’Amburgo illuminato fino all’infortunio dai guizzi di Van der Vaart). Tre grandi squadre, largamente davanti a tutti nei maggiori tornei europei, con tratti comuni ben definiti: cinismo e potenza fisica. Proprio così: la muscolarità, almeno in quest’ultimo periodo, sembra molto più redditizia della tecnica raffinata; basta dare un’occhiata ai rispettivi centrocampi: Essien, Makelele, Lampard, Emerson, Vieira, Nedved, Schweinsteiger, Hargreaves, Ballack. Tutti elementi in grado di dare del tu al pallone ma soprattutto capaci di far valere chili e aggressività.
La causa prima di questo trend va probabilmente individuata nell’ormai intasatissimo calendario internazionale, che rende indispensabile avere in rosa ottimi atleti, prima che fini dicitori, se è vero, come è vero, che la classe è per sua stessa natura intermittente. In più nei campionati nazionali è spesso la continuità nella forza a fare la differenza: in sostanza meglio 10 partite da 7 in pagella che 5 da 10 e cinque da 4, almeno in termini di punti. Che poi sia lo spettacolo a risentirne vistosamente è tutt’altro discorso.
L’eccezione è il Barca di Eto’ò e Ronaldinho, una macchina da gol esaltata dalle sue individualità e resa solida dal lavoro di Frank Rijkaard, uno dei tanti tecnici fattisi le ossa in quello straordinario laboratorio di innovazioni che fu il Milan sacchiano. I blaugrana hanno però il vantaggio di competere in un contesto come la Liga, forse unico in Europa, dove il gusto della giocata e del palleggio viene prima della corsa e dell’agonismo esasperato.
A confermare questa tendenza, per assurdo, è invece l’andamento molto diverso delle competizioni brevi, tranne rare eccezioni (Grecia e Liverpool). Nelle partite da dentro o fuori è il talento a farla da padrone: è in queste occasioni che la scintilla della fantasia è in grado di beffare il pressing adottato dalla maggior parte delle compagini. Non a caso la Champions League ha visto fino a qualche anno fa il dominio incontrastato del Real di Redondo, Raul e Zidane allenato da Vicente Del Bosque, e solo il destino ha impedito al Milan dei tanti trequartisti di aggiudicarsi la seconda Coppa Campioni nel giro di 3 anni. Una prevalenza della classe nelle gare secche esaltata dal dominio incontrastato del Brasile in Mondiali e Coppa America.
Alla luce di tutto ciò, al fine di un miglioramento qualitativo, sarebbe auspicabile uno snellimento dei calendari. Perché il pubblico, al di là delle rispettive fedi calcistiche, preferisce veder premiato un tacco di Kakà piuttosto che un takle di Giannichedda, con tutto il rispetto per il centrocampista bianconero.
Mattia Montanini da goal.it
La Redazione